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domenica 31 luglio 2016

Emergenza rifiuti a Roma

Emergenza rifiuti a Roma, Pd incalza Raggi: via l’assessora Paola Muraro
Inchiesta rifiuti, sette indagati
I dem all’attacco dell’ex consulente dell’Ama chiamata nella giunta pentastellata: «Conflitto di interessi». E intanto prosegue l’inchiesta della procura sugli impianti: sette indagati
di Ernesto Menicucci e Ilaria Sacchettoni



Da una parte c’è la bufera politica che investe la sindaca di Roma Virginia Raggi e il suo assessore all’Ambiente Paola Muraro, dopo che il Corriere ha raccontato le consulenze di quest’ultima all’Ama (azienda dei rifiuti). Dall’altra gli sviluppi dell’ultima inchiesta giudiziaria che coinvolge per l’ennesima volta Manlio Cerroni, detto «il supremo», l’uomo che - fino alla chiusura della discarica di Malagrotta, decisa dall’ex giunta Marino - gestisce da sempre lo smaltimento dei rifiuti a Roma.



Le opposizioni, dopo un giorno di silenzio, vanno all’attacco. Lo fa il Pd con il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, che chiede alla sindaca «se Paola Muraro può continuare a fare l’assessore all’Ambiente, visto che il suo stipendio è lievitato sotto la guida di Franco Panzironi (ancora in carcere per Mafia Capitale, ndr) all’Ama». Con il senatore Stefano Esposito che parla di «monnezzopoli». E con il capogruppo comunale Michela Di Biase che chiede «un consiglio straordinario su Ama» così come Stefano Fassina (Si). Anche Giorgia Meloni, leader di FdI, si fa sotto: «La nomina della Muraro sarebbe la discontinuità con la malagestione del passato?».

Rispondono dal M5S la senatrice Paola Taverna e il presidente del consiglio comunale Marcello De Vito: «Gli attacchi del Pd sono una medaglia al valore e dimostrano che sui rifiuti abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora».
Poi, però, c’è anche la Procura che va avanti. Manlio Cerroni e i suoi più stretti collaboratori sono sotto inchiesta per il malfunzionamento degli impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb). Le accuse sono di truffa e frode in pubbliche forniture. Gli indagati, al momento, sono sette. I magistrati Alberto Galanti e Michele Prestipino ipotizzano un raggiro nei confronti dell’Amministrazione pubblica, perché da quegli impianti esce una percentuale di materiale trattato inferiore - bassissima secondo stime del Noe, coordinato dal generale Sergio Pascali - rispetto a quanto stabilito, con l’effetto di far confluire i rifiuti nelle discariche di Cerroni.
shadow carouselRifiuti, ancora degrado in città
Rifiuti, ancora degrado in città
Rifiuti, ancora degrado in città
Rifiuti, ancora degrado in città


L’inchiesta parte da un’ispezione della commissione sul ciclo dei rifiuti. Su richiesta del presidente Alessandro Bratti (Pd), i carabinieri visitano gli impianti pubblici dell’Ama e quelli di Cerroni e si accorgono che, a fronte di una capacità annua di trattare 280 mila tonnellate di prodotto, le cifre si attestano sulla metà e perfino un terzo del previsto. Durante l’ispezione dell’8 giugno 2015 il responsabile dell’impianto Emanuele Lategano chiede di farsi «assistere dalla dottoressa Paola Muraro», si legge nel report del Noe. Ed è la stessa Muraro a produrre i documenti sui «provvedimenti che temporaneamente autorizzano l’Ama a trasferire i rifiuti indifferenziati a Rocca Cencia» e di conseguenza alla discarica.
Intanto Bratti ha deciso di anticipare la già prevista convocazione di Raggi alla prossima settimana: «Vogliamo conoscere i suoi progetti sullo smaltimento rifiuti così come abbiamo fatto con le giunte precedenti».

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